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Il rapporto tra il medico/cardiologo dello sport e le aritmie generalmente è difficile, per non dire pessimo. A dire il vero, le aritmie non hanno buoni rapporti con la maggioranza dei medici e dei cardiologi clinici. Fa eccezione il ristretto club dei cosiddetti “aritmologi”, razza selezionata e a rischio di estinzione.
Il motivo di questa avversione dipende da più fattori.
Il primo è che le aritmie sono difficili da studiare e da interpretare e non sempre gli specialisti più esperti si sforzano di spiegarle in modo semplice per renderle facilmente fruibili ai non addetti ai lavori.
Il secondo motivo è che a volte le aritmie fanno brutti scherzi fino a quello peggiore di provocare la morte improvvisa.
In sostanza le aritmie oltre che essere antipatiche sono anche pericolose. È evidente quindi che non possono essere amate dalle persone normali.
Sono arrivato a questa conclusione parlando a una infinità di congressi destinati ai medici e ai cardiologi dello sport. Di solito cerco di ovviare a questo problema esprimendomi in modo semplice e utilizzando il più possibile schemi didattici e casi clinici. Evito inoltre di parlare dopo pranzo per ridurre il numero di ascoltatori che vengono avviluppati dalle braccia di Morfeo. Ciononostante non sempre riesco nell’intento di trasferire tutte le informazioni che vorrei.
Ho pensato perciò di mettere a punto questo libro per aiutare chi volesse approfondire l’argomento.
In realtà, del tutto recentemente ho pubblicato il libro “Aritmie”, edito in due volumi, in cui è trattata anche la parte riguardante le problematiche peculiari dello sport.
Si tratta di una specie di enciclopedia che è soprattutto un omaggio a me stesso e agli addetti ai lavori in quanto riporta gran parte di quello che ho imparato in tanti anni di studio e di impegno personale in questo settore.
Mi sono messo nei panni di un medico o di un cardiologo dello sport e ho capito che di fronte a tanta massa cartacea (oltre 1400 pagine) non gli resta che fuggire spaventato o, se incautamente vi si avventura, rischia di essere travolto da violenti cefalee.
Perciò ho deciso di snellire l’opera principale selezionando le parti che toccano gli aspetti che possono interessare il medico/cardiologo dello sport.
Il risultato è un libro relativamente leggero il cui materiale è tratto in buona parte dal libro originale.
Non sono certo che nella veste attuale la sua lettura sia quanto di più indicato per una rilassante mattinata in riva al mare.
Chi avesse questo obiettivo è meglio che risparmi i soldi e si compri un romanzo di avventura o un libro giallo. Chi accetta di soffrire almeno un po’, probabilmente può farcela senza troppi danni.
Pietro Delise
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