GIULIANO ANDERLINI Libero professionista in Bologna. Laureato in medicina e Chirurgia nel 1978 a Bologna. Specializzato in Odontostomatologia nel 1981 a Bologna. Autore di due monografie sull’amalgama e sui compositi e del trattato di odontoiatria restaurativa: “MODERNI ORIENTAMENTI PER LA RESTAURAZIONE DENTALE”. Inoltre è coautore di un saggio sui benefici dell’attività sportiva: “LA VITA IN SALITA” sempre edito dalle Edizioni Martina

L’implantologia è la più grande rivoluzione che abbia mai interessato l’odontoiatria restaurativa.

Dopo gli eccessi dell’era pionieristica, ora si comincia a comprendere più a fondo il fenomeno implantologico e le sue reali potenzialità. Si è compreso che il successo a lungo termine della riabilitazione implantoprotesica non è determinato in modo preponderante dalla chirurgia.

Nella prognosi entrano in gioco diversi altri fattori, fra i quali spiccano:

Rispetto assoluto dell’assunto biologico:

• NON INTRODURRE VIE di PENETRAZIONE per la MICROFLORA nell’ORGANISMO;
• Scelta della metodica meno invasiva per ogni caso;
• Semplificare la componentistica implantare ed i passaggi protesici;
• Addestrare (e seguire nel tempo) i pazienti all’igiene orale.

Ora - fatti salvi i principi biologici ed ottimizzata la procedura operativa - entrano in gioco due altri fattori che incidono in modo determinante sul rendimento della nostra attività riabilitativa implantoprotesica:

• l’organizzazione del lavoro;

• la valutazione del rapporto costi/benefici.

Nonostante i concetti dell’ergonomia e dell’organizzazione del lavoro abbiano fatto il loro esordio negli anni ’60, la maggioranza dei dentisti libero professionisti sono rimasti ancorati al principio totalizzante della preparazione tecnico-biologica.

Neppure gli sconvolgimenti portati dal nuovo secolo sul mercato hanno convinto i dentisti e soprattutto le scuole ad investire sulla dimensione gestionale della libera professione odontoiatrica.

Il bravo clinico deve sì eseguire in modo biologicamente corretto gli interventi riabilitativi, ma deve altresì individuare per ogni paziente la soluzione più conveniente, scegliendo fra le diverse procedure la meno invasiva, cioè quella che comporta minore impegno per l’organismo, minima o assente sofferenza, il minor numero di sedute possibile e il minor dispendio economico.

Deve cioè gestire i casi con il miglior rapporto costi/benefici, il miglior rapporto qualità/ costi, in massima sicurezza igienica.