compilare “Parole in cartella” si è voluto che giungesse al lettore, sì da indurlo a maggior curiosità, un testo arricchito di modi ora ironici ora narrativi, non che di frasi pur vaghe d’alcuni scrittori, ma anche di quel po’ di “romanzato” che nemmeno guasta in un’opera di saggistica, cui danno manforte personali “istruzioni per l’uso”. Ed essendo il racconto sovente l’esito di esperienze sue dirette, l’autore, postosi alla lettura e all’ascolto delle tante parole non sempre ben sonanti, talora inceppate, espresse dal linguaggio medico (detto dai grammatici “settoriale”) e dal parlar comune, le ha qui trascritte e vulgate, di ciascuna riferendo l’identità e la bellezza. A dar prova di come non sia, nel comunicarsi le parole fra umanesimo e scienza, l’intendimento vano.