Il periodo gestazionale per il nostro libro di Posturologia ha superato quello dell’elefante africano (Loxodonta africana), la cui gravidanza dura in media 660 giorni. Il periodo di oltre 2 anni dalla sua concezione al “parto” è stato riempito con dolore e gioia, simile al processo della nascita umana. Come durante la normale gestazione, infatti, ci sono state difficoltà: con il completamento dei capitoli e la loro revisione ed ottimizzazione, con la scelta ed il miglioramento delle immagini, con i tempi dell’editore.

Siamo confidenti che questo libro sappia far capire quanto abbiamo fortemente voluto offrire l’esperienza e le conoscenze nostre e degli altri Autori per far crescere e diffondere una scienza posturologica integrata e cognitiva e, soprattutto, cercare di migliorare la vita dei pazienti con disturbi funzionali.

Quando due amici e colleghi decidono di creare (con l’aiuto di altri) un importante libro di testo su un argomento così interessante, sicuramente inducono una grande tensione non solo su di loro, ma su quelli che amano.

Le nostre mogli, i nostri figli e nipoti ed alcuni amici hanno condiviso con noi i nostri alti e bassi, le nostre telefonate, i nostri viaggi per incontrarci (siamo di città diverse), talora la nostra indisponibilità per normali funzioni sociali, le nostre migliaia di e-mail e, infine, la nostra felicità che questo progetto abbia finalmente raggiunto una conclusione. Dedichiamo questo libro con amore a tutti questi membri delle nostre famiglie ed a tutti gli amici che ci hanno comunque aiutato in questo lungo periodo.

Piero Bressan ed Enrico Mantovani

Questo libro contiene informazioni ottenute da fonti autentiche e considerate, ovvero espressione dell’esperienza personale degli autori e co-autori.

Sebbene siano stati compiuti tutti gli sforzi ragionevoli per pubblicare dati e informazioni affidabili, né gli autori né l’editore possono accettare alcuna responsabilità legale per eventuali errori od omissioni che potrebbero essere stati fatti. Gli editori desiderano chiarire che qualsiasi valutazione o opinione espressa in questo libro da singoli co-autori sono personali e non riflettono necessariamente le opinioni degli editori. Le informazioni o le indicazioni contenute in questo libro sono destinate all’uso da parte di professionisti medici, scientifici o sanitari e sono fornite esclusivamente come supplemento al giudizio medico o professionale, alla conoscenza dell’anamnesi del paziente, alle istruzioni del produttore pertinenti all’uso dei dispositivi qui segnalati e all’uso appropriato di esistenti linee guida. A causa dei rapidi progressi della scienza medica, qualsiasi informazione o consiglio su procedure o diagnosi dovrebbe essere verificata in modo indipendente.

Questo libro non indica se un particolare trattamento sia appropriato o adatto per un singolo particolare individuo. In definitiva, è responsabilità esclusiva del professionista, medico o non, esprimere i propri giudizi professionali, in modo da consigliare e trattare i pazienti in modo appropriato. Gli autori e gli editori hanno anche tentato di rintracciare i detentori del copyright di tutto il materiale riprodotto in questa pubblicazione e chiedono scusa ai titolari del copyright se non sia stato loro chiesto ed ottenuto il permesso di pubblicare in questa edizione. Se il materiale di copyright non fosse stato riconosciuto, si prega di scriverci e farcelo sapere, di modo che possiamo emettere rettifica in qualsiasi ristampa futura.

Gli Autori

La postura è il linguaggio del corpo. Stavamo aspettando che uno di noi esplorasse questa dimensione fondamentale della postura ... Pietro Bressan lo fa in questo libro, che ne possa essere congratulato e ringraziato.

La prima affermazione, universale e non ancora confutata, sulla postura come linguaggio appare nel trattato di Aristotele “De partibus animalium”.

«Il calore .../... del corpo produce il sonno e priva della facoltà di sostenersi tutti gli animali in cui la stazione eretta è naturale; impedisce agli altri di tenere la testa dritta».

La posizione del corpo nel suo ambiente, vale a dire la sua postura, esprime il proprio livello di vigilanza ... Il linguaggio del corpo esprime, ma esprime qualcosa che non è nell’ordine del discorso logico, da qui la vigilanza ... Che cos’è la vigilanza? non è spiegata dal linguaggio del corpo, è espressa.

Aristotele si fermò a questo primo abbozzo della postura. Eppure avrebbe potuto continuare perché aveva capito molto bene che il corpo ha molte altre cose da dirci, che non possono essere spiegate in un linguaggio logico e che necessariamente passano attraverso il linguaggio del corpo. Nel terzo libro del suo trattato “De Anima”, Aristotele in effetti descrive chiaramente tre livelli di attività psichica. Separa per prima cosa la sensazione dalla concettualizzazione. «Gli antichi non hanno esitato a credere che pensare e sentire fosse un tutt’uno. .../... Ma il pensare non deve essere confuso con il sentimento, dal momento che il pensiero può ammettere il bene e il male. Il bene del pensiero è saggezza, scienza e opinione vera; il male è l’opposto di tutto ciò. Ora, tutto ciò non può essere confuso con il sentimento…» E continua introducendo un intermediario tra sensazione e concettualizzazione.

«L’immaginazione è tutt’altro rispetto alla sensazione ed al pensiero. Invero, non si realizza senza la sensazione, e senza di essa non c’è alcun concetto.» Con Aristotele, quindi, la posizione dell’immaginazione nei processi psichici è decisa ed affermata: essa è l’intermediario tra sensazione e concettualizzazione.

Ma occorrerà aspettare Averroè per comprendere che questo sito dell’immaginazione, dove si accumula nel corso della storia tutto il guazzabuglio delle sensazioni, non è solamente luogo di stoccaggio, ma anche di un lavoro psichico che porta a “intenzioni immaginate”. Averroè assume quindi la posizione di Aristotele, ma con questo piccolo spostamento semantico che passa dall’immaginazione alle “intenzioni delle forme immaginate”, il che sottintende un certo sforzo psichico: «Il rapporto tra la facoltà razionale e “intenzioni delle forme immaginate” è lo stesso di quello tra sensi e sensibilità. Ecco perché l’anima non concepisce nulla senza l’immaginazione, proprio come i sensi non provano nulla senza la presenza della sensibilità». E queste “intenzioni”, frutto di un certo lavoro sul contenuto dell’immaginazione di Aristotele, Averroè ci fa capire che si esprimono, ma in un linguaggio diverso dal linguaggio logico: «L’arte impone una forma alla materia senza che nulla, in questa materia, esista a partire dall’“intenzione” della forma prima che l’artigiano l’abbia prodotta.»

Gli psicologi contemporanei si sono rapidamente calati in questa breccia dell’anima aperta dai nostri antichi: immaginazione, intenzioni immaginate, fantasie... tutta questa oscura attività li rende felici. Gli psicoterapisti lo decifrano spudoratamente. I pensatori vi spiegano con essa la loro filosofia della storia. I religiosi vi percepiscono i rischi della rivelazione. Stavamo aspettando che i posturologi se ne impossessassero ... Fatto.

Pierre-Marie Gagey