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Descrizione
Quest’opera, che non vuole essere un semplice rifacimento della precedente edizione, si divide in due volumi: il primo, dedicato alle lesioni della pelvi, il secondo alle fratture acetabolari.
Nel trattamento delle lesioni pelviche vengono individuati due momenti: una fase iniziale nella quale sono tracciate le linee-guida sulla gestione del politraumatizzato in sala emergenza e in pronto soccorso, e una fase successiva in cui, una volta stabilizzati i parametri clinici generali, ci si dedica alla riduzione-osteosintesi. Ogni traumatologo dovrebbe conoscere le norme comportamentali da mettere in atto di fronte ad un traumatizzato pelvico, individuando la possibile gravità della lesione e mettendo in atto i presidi diagnostici e terapeutici d’emergenza che preludono al trasferimento dell’infortunato nei centri qualificati di accoglienza. Per questo motivo oggi non è più ammissibile definire con il termine generico di “frattura del bacino” una frattura-lussazione della parete posteriore o di altri apparati.
Nel primo volume vengono elencati i dispositivi salvavita e l’iter diagnostico-strumentale adatto a questo tipo di patologia. Il secondo momento terapeutico, dedicato alla fase ricostruttiva, espone, con dovizia di particolari, l’anatomia chirurgica, la biomeccanica, la diagnostica strumentale, le vie d’accesso, le tecniche di osteosintesi e molti altri argomenti la cui conoscenza è fondamentale sia per il giovane traumatologo, sia per il chirurgo esperto che si dedica alla pelvi fratturata. Il secondo volume relativo al cotile è stato ampliato con capitoli riguardanti le forme rare e associate, le lesioni dell’età infanto-giovanile e quelle dell’età senile.
Il capitolo sui risultati mette a confronto due statistiche: quella dell’Unità Operativa dell’Ospedale Maggiore di Bologna relativa ai pazienti operati dal dottor Pascarella, coautore nonché mio allievo, e quella della terza divisione IOR da me diretta dalla quale sono stati presi in esame i casi venuti a controllo a oltre 10 anni dall’atto chirurgico. Dallo studio delle due casistiche sono emerse pressoché identiche considerazioni conclusive, in parte già presenti nelle monografie di Robert Judet ed Emile Letournel: la lussazione centrale pura non si complica mai con una necrosi della testa femorale, l’esplorazione dello sciatico nelle paralisi del nervo ha dato sempre esito negativo, la tempestività della riduzione dell’epifisi lussata posteriormente diminuisce l’incidenza, in termini percentuali, della necrosi vascolare. Molte altre considerazioni possono essere lette nei capitoli specifici. I volumi sono corredati da numerosi disegni mentre le tavole fuori testo, incluse nei capitoli dedicati ai singoli tipi di frattura, illustrano quadri clinici di particolare interesse.
Desideriamo ringraziare il professor Briccoli per il contributo che ha voluto dare all’opera con il capitolo dedicato alla Chirurgia generale e i dottori Gambale, Giugni e Cancellieri per la parte dedicata all’emergenza. Un ringraziamento va anche ad dottor Panagulis per le notizie storiche sulla traumatologia della pelvi.
Le tavole relative alla patogenesi delle fratture della pelvi e dell’acetabolo sono opera di Stefania Ugolini Ghinassi. I disegni che arricchiscono quasi tutti i capitoli di questa nuova edizione sono stati eseguiti da Massimiliano Crespi che ringraziamo per la competenza e per l’assiduità dimostrate. Grazie infine a Timeo Editore per l’elegante veste editoriale
Gianfranco Zinghi
Autunno, 2011
La
chirurgia della pelvi e dell’acetabolo è difficile, complessa, sempre piena di insidie e possibili complicazioni ma ricca di soddisfazioni. Prevede una lenta curva di apprendimento che ti accompagna negli anni e che, voltandoti indietro, ti mostra i tuoi limiti ed i tuoi progressi.
L’entusiasmo è il motore che inizialmente ti spinge e l’entusiasmo è ciò che ti permette di affrontare rischi e difficoltà, casi complicati e casi estremi. La “consapevolezza” di ciò che si sta facendo arriva solo alla prima emorragia. L’emorragia è parte integrante di questa chirurgia e si diventa veramente un chirurgo del bacino solo dopo aver avuto una emorragia importante durante l’intervento chirurgico ed esserne sopravissuti entrambi.
Classificare queste fratture, seguire le rime di frattura sulle indagini diagnostiche ed immaginarne la struttura tridimensionale sono l’inizio dell’intervento chirurgico. Leggere e studiare ciò che i primi e grandi Maestri hanno fatto nell’affrontare questa patologia è l’inizio dell’intervento chirurgico. Non dormire la notte precedente e pensare a come affrontare e ridurre la frattura il giorno seguente è l’inizio dell’intervento chirurgico. Incidere la cute è solo l’atto finale di questo percorso.
Nel presentare questo libro non posso esimermi dal ringraziare i miei Maestri, persone che sono state fondamentali per la mia vita e la mia crescita professionale. Il Professor Zinghi è stato il mio primo maestro, durante gli anni di specializzazione all’Istituto Ortopedico Rizzoli. Mi ha insegnato la passione per la Traumatologia, passione che è cresciuta, si è evoluta e rafforzata negli anni passati all’Ospedale Maggiore con il Dr. Boriani che mi ha permesso di mettere in pratica ciò che avevo visto e studiato durante gli anni di specialità. Le frequenze all’estero, a New York dal Prof. David Helfet, a New Orleans e a Houston da Kyle Dickson hanno condizionato ed impresso nuovi orizzonti alla mia chirurgia. Questo libro è il risultato degli insegnamenti di questi maestri. L’idea è nata durante la preparazione di un corso sulla chirurgia della pelvi con il Prof. Zinghi. Èstato entusiasmante passare ore ed ore a confrontarsi con il Professore, raccontandosi aneddoti, interventi, perplessità e certezze nate dalla passione e dall’esperienza per le fratture dell’acetabolo e della pelvi. Grazie Professore per questa grande opportunità.
Un ringraziamento particolare, affettuoso e commosso, va ai miei genitori che mi hanno spronato a studiare e ad impegnarmi ed è solo merito dei loro insegnamenti se sono arrivato fin qui.
Raffaele Pascarella
Autunno, 2011
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